L’allarme è stato lanciato ieri in conferenza stampa dal commissario tecnico della nazionale italiana, Antonio Conte: “Nei giorni scorsi ho parlato con Lippi per fargli i complimenti per il terzo scudetto in Cina. Mi ha fatto notare che prima il 64% dei giocatori che giocavano in Serie A erano italiani, oggi la cifra si è dimezzata”. Diciamo che i calciatori italiani che militano nel nostro massimo campionato non sono propriamente dimezzati, ma il calo c’è stato ed è netto: oggi sono il 45,2%, con un trend di crescita degli stranieri di +12,4% dal 2009 ad oggi.
Anche quest’anno, dunque, la Serie A è più straniera che italiana e a livello continentale, il nostro campionato si piazza dietro solo alla Premier League, dove giocano il 59,3% di calciatori d’oltreconfine. Nonostante il ct Antonio Conte e il presidente federale Carlo Tavecchio insistano nel chiedere alle società di puntare sui giovani italiani, il fascino dell’esotico continua ad avere la meglio. Rispetto a cinque anni fa, il dato è allarmante se si pensa che si è passati dal 42,4% a quasi il 55% come riportano i dati del Cies Football Observatory. Non deve sorprendere, dunque, se tra i convocati da parte della nazionale italiana per la sfida contro la Croazia, circa 10 di loro faticano a trovare posto tra i titolari.
Chiaramente si tratta di un dato che influisce, ma che non può rappresentare l’origine di tutti i mali del calcio italiano, che fatica ad imporsi a livello di nazionale o con i propri club nelle coppe europee. Quanto al resto del continente, dietro l’Italia al terzo posto troviamo la Bundesliga con il 43,5% di stranieri, poi la Liga spagnola con il 38,9% e la Ligue 1 francese con il 31,6%. La media delle principali leghe europee è di 45,9%, un dato in crescita anche a livello continentale, eppure ci sono nazionali che continuano a sfornare talenti, altre decisamente meno.
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